Visioni in musica

Ieri sera mi son messo a letto e ho ascoltato musica, a simulare tempi migliori.
Ho ascoltato il Concerto per Pianoforte in Sol maggiore di Ravel, e da lí mi son ricordato del Concerto per Pianoforte in Do minore di Rachmaninov; ho ascoltato quest'ultimo e all'inizio del terzo movimento ho avuto una visione.
È stato un attimo di estasi.
Non credo di aver mai provato prima qualcosa di così viscerale grazie alla musica; mi sono emozionato, ho pianto e riso, mi sono commosso ma mai mi sono fatto trasportare a tal punto da avere un'esperienza così... mistica! Sarà che la notte prima avevo dormito pochissime ore (causa concerto dei Pooh a Roma e consecutivo ritorno a casa) e quindi ero in uno stato di dormiveglia — si può anche dire che dormivo piú che vegliavo.

Ciò che ho visto nella mia testa, che ho immaginato — perché si tratta di una visione unica, totalmente originale, inesistente (quasi astratta) — non posso scriverlo, non saprei come fare; non esistono parole capaci di descrivere e opportunamente confinare quel pensiero, e se pur ci fossero io di certo non le conosco.
Non credevo la mia mente fosse capace di creare qualcosa dal nulla; quando penso a come potrebbero essere le macchine tra vent'anni ottengo un risultato che altro non è che una mischia francesca di tutte le macchine mai viste in vita mia, per strada o nei film (soprattutto quelli fantascientifici). Potrei fare altri esempi per dire solo: tutto ciò che penso e immagino non è mai del tutto nuovo, è memorie.

Ci sarebbe poi da fare un discorso su come, con l'internet, la quantità di informazioni audiovisive assorbite dal nostro cervello sia aumentata in maniera esponenziale. Ho visto molte piú cose io in ventiequalcosa anni di vita che mio nonno in ottantaepassa, ne sono sicuro.

Non so quanto tempo è riuscita a sopravvivere questa visione nella mia testa, un secondo, qualcosa in piú, forse molto meno. Poi, appena mi son reso conto che quello che vedevo Era per la prima volta, subito è svanito tutto, crollato sotto il peso di pensieri piú terreni, comuni.