Road Trip

Quando guido trascendo ogni tipo di collocazione spazio-temporale.

uanm.

Per quei 5 o 50 minuti smetto di avere un posto nel mondo. Riformulo. Il posto ce l'ho ed è quello al volante; è il mondo a cambiare. Da una palla di acqua e carbone che fluttua nello spazio si deforma, rimpicciolisce e collassa in una Fiat Panda 4 porte nera.
Tutto il resto... non dico che smette di esistere ma sta fuori dalla macchina, sta fuori dal mondo.
Basta quel separè di vetro per creare un distacco esistenziale impossibile da vincere.
Appena entro e chiudo la portiera, e metto la cintura, e aggiusto lo specchietto, e inserisco la chiave, e accendo i fari, e ... dico: appena entro divento invisibile. È stupido perché alla fine mi vedono tutti (ma quanti mi guardano?) eppure mi sento invisibile e libero di poter fare quello che voglio in macchina. E come sfrutto questa libertà? Cantando. E battendo le mani. E suonando batterie, bassi, tastiere e chitarre o, a volte, anche uno solo di questi.

Che innocenza.

Intanto, non credo riuscirò a mettere a parole quello che intendo sulla questione del mondo che collassa e diventa la mia macchina.

Quello che sta fuori non emette suono; certo, sento i clacson e le sirene e i motori e le persone ma nulla di tutto cíò emette un suono che appartiene al mio mondo a quattro ruote: è rumore di aria diversa, non smuove gli atomi dentro alla mia macchina.
Quello che sta fuori non emette luce; certo, vedo la strada e i segnali e i pedoni e le altre macchine ma nulla di tutto ciò emette luce che può attraversare il mio scudo intergalattico dotato di tergicristalli: è luce morta che raggiunge quegli oggetti e non si muove di lí, non rimbalza dalle strisce pedonali per raggiungere i miei occhi.
Tutto ciò che sento è la musica del CD, la mia voce che l'accompagna, il clap della mia mano sulla coscia che porta il tempo, la freccia che ticchetta quando devo girare e mi ricordo di attivarla.
Tutto ciò che vedo è il volante che gira e la mia mano su di esso, il quadro, il tergicristalli che fa su e giú.
E chi sta fuori non mi vede, non mi sente, potrebbe passare attraverso me e il mio mondo carrozzato come fossi un fantasma e sentire solo un leggero brivido, un lontano eco di ...sono ragazzi del mondo con il cuore negli occhi che scintillano pa-pa pa-paa...

ho speso troppo tempo a cercare il verso giusto della canzone giusta e comunque non sono soddisfatto.

L'ho spiegato bene? No, non credo. Per ricapitolare: entro in macchina e divento invisibile, nessuno mi vede e nessuno mi sente così come io non vedo e non sento niente. In piú, cessano anche tutti i pensieri; in fondo, a cosa dovrei pensare se il mondo ha smesso di esistere? Dal momento in cui chiudo la portiera a quello in cui la riapro fluttuo in uno stato di beata non-esistenza, un limbo tra la vita di qua e la vita di là (dove per qua e intendo casa mia e l'università, o casa di nonna e casa mia, o un qualsiasi luogo di partenza e una qualsiasi altra destinazione).

dirò cosa succede quando in macchina non sono solo? no, perché non succede nulla. Che tristezza. È come se la presenza di altre persone non permettesse all'alieno che abita il mio corpo di uscire allo scoperto; loro portano con sé ossigeno e altri elementi contaminanti che lo avvelenerebbero. Lui respira solo in atmosfere composte da vapore di benzina e fiato di musica, non da chiacchiericci e musica messa con la cassa e scelta dalla playlist top-50-italia di spotify.
che poi mi piace pure stare in macchina con altra gente, cantare tutti insieme vecchie canzoni o lamentarmi delle nuove che mettono con la cassa... è un divertimento diverso però, cosciente, non c'è l'abbandono descritto sopra, per questo preferisco guidare da solo.